L’affidamento bancario, anche noto come “fido bancario”, è la somma che la banca mette a disposizione del cliente (generalmente un’azienda) sul suo conto corrente.
Il cliente può utilizzare la somma concessagli dalla banca senza vincoli di destinazione e fino al limite concordato, pagando unicamente le relative spese e gli interessi.
L’affidamento in conto corrente è generalmente soggetto a revoca: in altre parole, la banca si riserva il diritto di richiedere l’estinzione del debito in qualsiasi momento.
Le imprese generalmente utilizzano tale somma per effettuare operazioni e pagamenti di importo superiore rispetto al saldo disponibile: il fido fornisce l’importo non coperto dal saldo disponibile del cliente e consente, pertanto, di avere elasticità di cassa nella gestione corrente.
La banca può anche decidere di autorizzare pagamenti di importo superiore rispetto al saldo disponibile in quel momento, generando un utilizzo “extra-fido” laddove il cliente abbia già utilizzato l’intero fido concesso.
Il fido bancario viene generalmente rivalutato ogni anno: al momento della scadenza può essere confermato, aumentato, ridimensionato o revocato.
Se il contratto di affidamento ha un termine, la banca può recedere prima della scadenza solo per giusta causa e rispettando il termine non inferiore a 15 giorni per la restituzione delle somme e degli interessi (art. 1845, C.C.); se invece il contratto di affidamento bancario è a tempo indeterminato, la banca può recedere in qualsiasi momento mediante preavviso scritto nel termine stabilito dal contratto (art. 1845, comma 3, C.C.), in genere anche in un solo giorno.
La richiesta di rientro dell’affidamento bancario
Normalmente la richiesta ufficiale di rientro (in forma scritta) è preceduta da comunicazioni verbali tra il responsabile della banca e il rappresentante aziendale.
Questa è una fase molto delicata e importante: la revoca del fido può portare a una crisi finanziaria seria se non si dispone delle liquidità necessarie a farvi fronte; inoltre, essendo una richiesta da affrontare in pochi giorni, diventa quasi impossibile ottenere in tempo nuove linee di credito presso altri istituti.
Spesso, però, la richiesta di rientro attuata dalla banca è illegittima.
La Corte di Cassazione ha sancito l’illegittimità della revoca quando questa venga effettuata con arbitrarietà e imprevedibilità: caratteristiche che si configurano in caso di carenza del presupposto di correttezza e di buona fede, tale da porre il cliente in una situazione di grave difficoltà, imprevista e oggettiva.
Si potrebbe dimostrare che la banca abbia abusato del diritto di revoca laddove, per esempio, ci sia una sostanziale continuità nella situazione economico-finanziaria dell’impresa finanziata (che non presenta revoche da parte di altre banche ma, al contrario, un regolare andamento del fido) e laddove ci sia vitalità finanziaria dell’azienda, comprovata da un aumento di fatturato.
Come trovare una soluzione con la banca in caso di richiesta di rientro
Alle prime avvisaglie di richiesta di rientro da parte della banca è opportuno confrontarsi con esperti di ristrutturazione debitoria e negoziazione bancaria.
In tal modo, sarà possibile effettuare verifiche sulle esposizioni finanziarie e avviare, ove possibile e necessario, trattative con altri istituti per l’eventuale ottenimento di nuova finanza.
Laddove l’azienda non disponga della liquidità necessaria all’estinzione totale del debito, si potrebbe cercare di ottenere un piano di rientro; occorre, però, prestare attenzione alle clausole e alle condizioni richieste dalla banca per sottoscrivere tale accordo in quanto, nella maggior parte dei casi, il piano di rientro proposto dalla banca è accompagnato dalla sottoscrizione di effetti e dall’aumento di garanzie.
Riteniamo, in ogni caso, che la linea di credito peggiore sia lo “scoperto di conto corrente”, non solo a causa del suo costo diretto e indiretto, ma anche perché un suo errato utilizzo è una delle principali cause del peggioramento del rating; in caso di sua presenza, è imprescindibile un’azione mirata a consolidarlo ed eliminarlo.
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